segunda-feira, 27 de janeiro de 2014

João Gilberto e la Bossa Nova

Secondo album di João Gilberto - con gli arrangiamenti di Tom Jobim - "O amor, o sorriso e a flor (1960)" conferma la Bossa Nova come genere musicale beniamino della classe media urbana giovane e come nuova tendenza del panorama discografico brasiliano. Riafferma una proposta artistica, inaugurata con "Chega de saudade", dove la poetica della canzone sembra sorvolare le problematiche sociali di un paese, il Brasile, che vuole entrare nella modernità planetaria post-Auschiwtz e Hiroshima confrontandosi con i paesi dell'emisfero nord quale campione del mondo (calcio), campione di Wimbledon e Forrest Hills (Maria Ester Bueno), costruttore della città del futuro (Brasília). La Bossa Nova propone alla canzone leggera un beat pulito e orecchiabile capace di dialogare senza complessi con la musica strumentale nordamericana, il jazz, attraverso un'armonia raffinata e intuitiva. Le vicende amorose non trasbordano mai nel melodramma e sfiorano un comportamento meditativo e introspettivo. I versi di Meditação di Newton Mendonça e Tom Jobim sono presi come titolo-manifesto dell'album. L'amore, ancora una volta, entra in rapporto metalinguistico con la melodia - come in "Desafinado" del primo album - attraverso la geniale "Samba de una nota só" - sempre Mendonça-Jobim - diventata in poco tempo un hit mondiale. Ma sarà la straordinaria versione di un samba del repertorio dei "Garotos da Lua" - mai inciso prima - "O Pato", che combina humour autoreferenziale e precisa divisione ritmica, a raggiungere una ripercussione commerciale immediata e a innescare una serie di legende urbane sulla personalità artistica di João Gilberto. La Bossa Nova si legittima quale un prodotto tanto al mercato interno quanto come royaltes artistico esportabile: possiede un design moderno e musicalmente innovatore; un pubblico giovane partecipante e consumatore; una tematica esistenzialista sofisticata; e un geniale artista, un monaco cosmopolita tanto rigoroso e maniacale, che sarà capace di imporre con eleganza, ritmo e semplicità una visione profetica radicale in tempi di guerra fredda (l'amore, il sorriso e il fiore), anni prima del movimento hippie californiano. Tutto è pronto al successo. "O Pato vinha cantando alegremente: kuén, kuén, kuén".